martedì 17 marzo 2009

Domenica 15 Marzo 2009 - ADRIANA POLI BORTONE HA PRESENTATO IL MOVIMENTO "IO SUD" A TRICASE


“Inquinamento, tumori, tutto ha avuto un prezzo: qualche migliaio di posti di lavoro! Ma il lavoro deve avere i termini dell’economia sostenibile, ci dobbiamo ribellare rispetto a violenze che sono state fatte sul nostro territorio!”

Tricase (Le), 15 marzo 2009: Bari, Lecce, Brindisi e oggi Tricase, dove oltre 600 persone hanno atteso al Cinema Aurora il discorso di Adriana Poli Bortone - presidente e fondatrice del Movimento “IO SUD”.

La presentazione è stata fatta dall’On. le Antonio Lia, il quale ha precisato “io sono sempre stato uomo della Democrazia Cristiana, sono stato anche un cattolico di sinistra, e oggi mi chiedono cosa ci faccio vicino ad Adriana: noi siamo uniti per il Sud, gli obiettivi sono comuni, perché non dovremmo stare assieme?”

La fondatrice ha iniziato il suo – come solito – accorato discorso alla platea ponendo l’accento sulla necessità di razionalizzare le presenze sul territorio di enti ed unioni territoriali, conferendo ad ognuno una sua funzione, per evitare inutili accavallamenti e sperpero del danaro racimolato con le tasse dei cittadini. Province, aree metropolitane, aree vaste, e poi ATO dei rifiuti, ATO delle acque, servono troppo spesso ad “elargire danaro ai molteplici consigli di amministrazione, magari privandone le ragazze madri che muoiono di fame e vanno ai comuni a chiedere un contributo!”.

Non è contraria al federalismo, Adriana Poli Bortone; semplicemente non comprende come questo Governo abbia potuto “iniziare dalla fine”, dal federalismo fiscale, decidendo solo quali sono le tasse che vanno pagate rispettivamente ai comuni, alle province, alle aree metropolitane. In ossequio solo alla pretese di “una Lega Nord fortissima, che ha saputo imporre il suo potere, e che non ci si è posti problemi di coerenza quando – dopo aver sparlato per anni di “Roma ladrona” – con la stessa legge sul federalismo - conferiva a “Roma capitale” una serie di funzioni, pagate con ulteriori tasse estorte ai cittadini. Perché, come se non bastassero le tasse che già attualmente gravano sui cittadini, oggi a quelle convenzionali se ne aggiungono altre così dette “di scopo”, quelle, cioè, che sono necessarie per fare qualcosa che con le tasse “normali” non si riesce fare”.
Un federalismo fiscale che è contrario anche alle iniziative che alcuni Comuni avevano preso, per venire – nel loro piccolo – incontro ai cittadini: “Noi a Lecce abbiamo riabbassato l’IRPEF, ritenendo il “bene casa” un bene primario, e lo abbiamo fatto da soli, senza che nessuno ce lo dicesse. Ma oggi l’Irpef viene pagata tutta al governo centrale, che con quel gettito riesce a rispettare il patto di stabilità con l’Europa, ma allo stesso tempo priva i Comuni di quel 40% che dovrebbe loro spettare, ma che – in attesa che venga loro restituito – non possono utilizzarlo per offrire servizi ai cittadini. I sindaci non sanno su quale danaro possono contare per offrire servizi, e questo è dannosissimo per tutti, ma in modo particolare per le amministrazioni del sud. Noi infatti non possiamo contare sui grossi insediamenti, sulle grosse industrie, possiamo contare solo sui soldi delle tasse dei cittadini, soldi che di fatto non abbiamo noi, ma il governo centrale. E allora, potevamo noi votare questo federalismo?”

Ma la critica non è rivolta solo al Governo, che pure ha la colpa di aver paventato una “perequazione infrastrutturale teorica”, prevedendo solo un osservatorio per conoscere quali sono le infrastrutture che mancano nel sud, anziché programmare interventi operativi; un attacco preciso tocca anche “agli imbelli della Regione Puglia”, che per incapacità nella rendicontazione hanno obbligato allo stallo ed all’inutilizzo gran parte dei fondi FAS, legittimando l’intervento del Ministro Castelli che ha deciso di dirottare al Nord ben 63 miliardi, soldi che l’UE aveva dato al SUD, anzi, solo a 4 regioni del Sud, ma che – piuttosto che restituirli a Bruxelles, vengono utilizzati per la Torino - Lione, per l’interramento della stazione di Pavia. E per lasciare le nostre stazioni in una situazione da Far-West.
“La Lega ha tutto l’interesse ad aumentare il divario nord-sud, perché così finalmente si giustifica la secessione, e la creazione di una macroregione del nord”; ma questo dipende moltissimo dai governi locali del Sud, dal fatto che Puglia, Campania, Basilicata, Calabria non riescono a mettersi assieme per programmare. “Dalla Regione Puglia hanno dovuto inventarsi 3 notti bianche per “investire” 7 milioni di euro che altrimenti sarebbero tornati all’Europa. Ma non era meglio investirli in lavoro per i nostri giovani?.... E’ una disgrazia vedere che sono tanti i danari che l’UE dà e che noi non riusciamo a utilizzare, per creare cose che rimangono sul territorio, non “cosette” che dopo 2 anni spariscono! La strategia di Lisbona prevede interventi per i giovani e per le donne, 2 obiettivi che altre zone dell’Europa hanno già conseguito, mentre noi in Puglia non riusciamo a fare nemmeno un bando per l’utilizzo di questo danaro”.

“Quello che vogliono i territori del nord è egoismo puro per la loro terra, non il federalismo! Io avevo proposto il principio della territorialità del fisco, guardando a quello che hanno fatto per anni FIAT, Enichem, Montedison, e gli altri grossi insediamenti industriali che hanno depauperato il nostro territorio, monetizzando il rischio. Inquinamento, tumori, tutto ha avuto un prezzo: qualche migliaio di posti di lavoro! Ma il lavoro deve avere i termini dell’economia sostenibile, ci dobbiamo ribellare rispetto a violenze che sono state fatte sul territorio! Se L’ILVA ha avuto interesse a stare qui, e al limite quando vede che c’è qualcosa che non va minaccia di licenziare un po’ di lavoratori, allora è qui che deve pagare le tasse, non dove ha la sede legale! Se stanno qui ed inquinano qui, allora è qui che devono pagare le tasse: questo è federalismo!”

Ecco allora la definizione dello spazio nel quale si colloca il neonato Movimento. “C’è molto interesse per questa idea, che non è solo trasversale, ma inclusiva, che vuole includere chiunque ha il desiderio di fare qualcosa per il Mezzogiorno; non solo i delusi non solo dalla politica, ma anche gli amministratori capaci, i delusi dalla mancanza di concretezza. Io con i miei 40 anni di politica alle spalle mi posso anche consentire di sparigliare le carte! Consentitemi di dire che chi prende 100.000 preferenze, con 3 ministri presenti sul territorio, se ha da dire qualcosa lo può fare anche ad alta voce! Sarebbe stato più facile andare a contrattare con il mio partito, per ottenere qualcosa; ma io non mi sono venduto il mio territorio. Anzi, ho provato a dirlo a qualcuno che era necessario cambiare qualcosa, qualcuno che però non ha intesto sentire. Ed ho aspettato oltre 2 anni per vedere se questo qualcuno – di cui non occorre fare il nome - comprendeva l’importanza della questione meridionale. Ma non è accaduto nulla. Qualcuno dice che sono vecchia, ma io non mi offendo: avessero tutti i vecchi la passione che ho io! Non mi posso offendere per avere alle spalle 40 anni di politica, 40 anni dei quali non rinnego nulla, ma proprio nulla, a differenza di qualcuno che ogni giorno sente la necessità di cancellare qualcosa dal suo passato politico. Negli anni ho dato rispetto agli avversari e l’ho avuto. Quando c’è intelligenza, volontà, capacità di analisi, barriere non ce ne sono. E qui da noi, di gente capace ne abbiamo tantissima: nelle industrie del nord, nelle università italiane, ovunque - fuori da questo territorio - siamo valorizzati; ma lo possiamo fare sul nostro territorio tutto questo, o dobbiamo continuare a regalare tutto questo al resto d’Italia?

Allora, io ho fatto solo questo conto, che non era difficile da fare: se al Nord c’è un soggetto che recupera l’identità del territorio, perché non può esserci qui un qualcosa di cui essere fieri? Ecco allora perché vi chiedo di stare con questo movimento, che sarà tanto grande quanto lo vorrete fare!”

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